IL FAGIOLO CAPOMACCHIA
Il Fagiolo Capomacchia è un raro ecotipo di fagiolo calabrese, coltivato nell’area rurale dei territori di Tortora e Laino Borgo.
DOVE SI COLTIVA IL FAGIOLO CAPOMACCHIA
Il Fagiolo Capomacchia, nel territorio di Tortora, è coltivato principalmente lungo il corso della Fiumarella di Tortora: da Massacornuta ai Piani del Carro; nel territorio di Laino Borgo si coltiva nell’area di Iannello e nelle contrade vicine.
LA COLTIVAZIONE DEL FAGIOLO CAPOMACCHIA
La coltivazione del Fagiolo Capomacchia avviene in genere in giugno con semina a fossa, anche se accetta di buon grado anche il solco.
Predilige luoghi freschi con terreni bianchi e leggeri con presenza di corsi d'acqua nelle vicinanze.
USO IN CUCINA DEL FAGIOLO CAPOMACCHIA
Il Fagiolo Capomacchia può essere consumato sia come fagiolino tenero, raccolto tra fine luglio e inizio agosto, sia come fagiolo secco, con raccolta in settembre.
In cucina è impiegato in diverse pietanze, ma risulta particolarmente indicato nella pasta e fagioli.
Il grano, avendo una buccia molto sottile, risulta essere molto digeribile.
Durante la fase di cottura bisogna prestare attenzione a non far essiccare l’acqua, pena il distacco della pellicina, con conseguente perdita delle sue proprietà organolettiche.
ORIGINE DEL FAGIOLO CAPOMACCHIA
Il Fagiolo Capomacchia fu introdotto agli inizi del '900 da bovari reggini, giunti a Tortora per lavorare al taglio dei boschi per la produzione delle cotte di carbone; la denominazione deriva dal capo macchia: il responsabile del taglio.
Questo legume si diffuse soprattutto come fagiolo secco, poiché essendo molto leggero durante la fase di fagiolino, la sua resa in termini di guadagno risultava antieconomica.
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