Storia di Mendicino
Ecateo di Mileto, storico e geografo greco vissuto dal 560 al 476 a.C., nella sua opera “Periegesis” nomina l’esistenza di otto centri indigeni nell’area settentrionale della terra degli Enotri, tra questi: Arintha, oggi Rende; Moenecina, oggi Mendicino; Ixias, oggi Carolei.
Alcuni studiosi, identificano nell’area di Mendicino anche la capitale degli Enotri, Pandosia.
Sull’abitato durante la dominazione romana e fino all’arrivo dei longobardi ci sono poche fonti.
Con l’arrivo dei longobardi Mendicino fu annesso al ducato di Benevento e ne seguì le vicende storiche, vivendo lo scontro tra longobardi e bizantini per il controllo della Calabria, e tra questi anche le continue scorrerie saracene che si intensificarono soprattutto nel X secolo.
Nell’XI secolo fu introdotta dagli ebrei la coltura del baco da seta, che caratterizzò fino al XIX secolo l’economia del luogo e di gran parte della regione. A Mendicino sorsero diverse filande dedite alla produzione di seta pregiata.
Nel 1093, sotto i normanni, Mendicino, insieme ai centri limitrofi, fu assegnato all’arcivescovo di Cosenza.
Nel 1460 il re Alfonso d’Aragona donò a Luca Sanseverino il territorio di Mendicino, insieme a quelli di Rende, Domanico, Carolei e San Fili, per poi passare sotto il feudo di Cerisano.
Nel 1572 i Sanseverino vendettero le proprietà di Cerisano e Castelfranco, attuale Castrolibero, a Valerio Telesio.
Ai Telesio seguì la famiglia genevose degli Adorno, a questi gli Alarcon Mendoza che tennero il feudo fino all’eversione della feudalità, avvenuta nel 1806.
Con il nuovo ordinamento amministrativo voluto dai francesi, il 4 maggio 1811 Mendicino fu elevato a comune e inserito nel circondario di Cerisano.