Santa Caterina Albanese (CS)

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    Santa Caterina Albanese, Picilia in arbëreshë, è un borgo della Bassa Valle dell'Esaro di origini albanese, situato in posizione panoramica a 472 metri di quota s.l.m. nei pressi del torrente Ricosoli.

    È l'unico borgo arbëreshë della bassa Valle dell'Esaro e conserva, in parte, la lingua e le tradizioni degli antenati albanesi; mentre il costume è utilizzato solo in occasione delle manifestazioni culturali e delle vallje.

    Di interesse si segnala la Chiesa di San Nicola Magno.

    1. COSA VEDERE
      1. La Chiesa di San Nicola Magno
      2. I Murales
      3. Scorci del Borgo
    2. COSA FARE
      1. Dove Soggiornare
      2. Dove Mangiare
      3. Cosa Fare nelle Vicinanze
    3. COME ARRIVARE
      1. Dove si Trova
    4. COSTUME STORICO
    5. STORIA
    6. INFORMAZIONI

    COSA VEDERE A SANTA CATERINA ALBANESE

    LA CHIESA DI SAN NICOLA A SANTA CATERINA ALBANESE

    Chiesa di San Nicola Magno a Santa Caterina Albanese (CS)

    La Chiesa di San Nicola Magno è la Matrice di Santa Caterina Albanese.

    I MURALES DI SANTA CATERINA ALBANESE

    Murales di Santa Caterina Albanese (CS)

    Murales a Giorgio Castriota Scanderbeg

    Murales di Santa Caterina Albanese (CS)

    Murales al Costume Storico Arbëreshë

    Murales di Santa Caterina Albanese (CS)

    Murales del Borgo

    SCORCI DEL BORGO DI SANTA CATERINA ALBANESE

    Scorcio di Santa Caterina Albanese (CS)

    Scorcio del Borgo

    Scorcio di Santa Caterina Albanese (CS)

    Scorcio del Borgo

    Scorcio di Santa Caterina Albanese (CS)

    Scorcio del Borgo

    Scorcio di Santa Caterina Albanese (CS)

    Scorcio del Borgo

    COSA FARE A SANTA CATERINA ALBANESE

    DOVE SOGGIORNARE A SANTA CATERINA ALBANESE

    DOVE MANGIARE A SANTA CATERINA ALBANESE

    COSA FARE VICINO A SANTA CATERINA ALBANESE

    LANCIO CON PARACADUTE

    VISITA GUIDATA

    VOLO CON MONGOLFIERA

    COME ARRIVARE A SANTA CATERINA ALBANESE

    DOVE SI TROVA SANTA CATERINA ALBANESE

    APPROFONDIMENTI SU SANTA CATERINA ALBANESE

    IL COSTUME STORICO DI SANTA CATERINA ALBANESE

    A Santa Caterina Albanese esistevano tre varianti del vestito tradizionale: il vestito giornaliero, il vestito della mezza festa e il vestito della sposa, detto anche vestito della festa.
    Tutti erano composti da una gonna, arricciata in vita e lunga fino alle caviglie; un bustino che copriva le spalle, la schiena e il seno; un corpetto a maniche lunghe, indossato sopra il bustino, che copriva anche le spalle; infine, una sottoveste e un copripetto scollato, posto sotto al bustino.

    I vestiti variavano nei colori e negli ornamenti, in base alle occasioni.

    GLI ELEMENTI DELL'ABITO DELLA SPOSA DI SANTA CATERINA ALBANESE

    Il Vestito della Sposa a Santa Caterina Albanese veniva indossato dalle donne in occasione del loro matrimonio e, in seguito, in occasione delle vallje.

    Era composto dal kamizine: un copripetto con scollatura a V, decorato con lavorazioni ad uncinetto, larghe circa due/tre centimetri. Sul kamizine veniva indossato il busti, un corpetto senza maniche realizzato in seta laminata in oro, con pieghe cucite a nido d’ape sulla parte anteriore e abbottonato sotto al seno, simile a un gilet. Il busti copriva interamente il kamizine, mettendo in risalto solo il merletto.

    Il sutanini, era una sottoveste di colore bianco, ricamata nella parte inferiore e indossata sotto la coha.

    La coha era una gonna in seta di colore blu laminata in oro, arricciata in vita tramite griptë e lunga fino alla caviglie. L’arricciatura in vita era realizzata a mano con un procedimento difficile e molto accurato. In basso veniva posto un gallone dorato alto tra i 10 e i 15 cm che percorreva tutta la circonferenza della gonna. La coha presentava, in corrispondenza della parte superiore, due elementi detti kurpietet: due pezzi di stoffa di forma trapezoidale, laminati in oro o gallonati allo stesso modo della coha.

    Al kurpietet posteriore venivano attaccate due bretelle che si allacciavano a quello anteriore e terminavano con nokat, fiocchi a forma di fiore a cinque petali di colore rosso. Tali bretelle erano decorate con nastrini di stoffa, sempre rossi. La sposa indossava, sotto la coha blu, una seconda coha di colore rosso senza bretelle, sempre laminata in oro e gallonata.

    In vita si allacciava la çinta: una cintura dello stesso tessuto della coha, laminata in oro; nella versione più moderna, sostituita da una striscia di stoffa gallonata come la coha.

    Sopra al busti veniva indossato lo xhipun-i, corpetto di seta laminata in oro a maniche lunghe, decorato sulla parte posteriore e alle estremità delle maniche con lo stesso gallone utilizzato per la coha. Le maniche erano decorate con lustrini e paillettes.

    Per l'acconciatura, i capelli della sposa venivano divisi inizialmente in due parti, mediante una riga che partiva dalla parte centrale della fronte fino alla nuca, e successivamente, in altre due parti mediante altre due righe che partivano dalla nuca fino alle orecchie. In questo modo si ottenevano quattro parti di capelli, due davanti e due dietro. Le due parti anteriori venivano arrotolate con strisce di cotone sui lati della testa, detti çierret, e appoggiate sulle orecchie. Si univano, successivamente, alle altre parti posteriori, sempre arrotolate, e si formava il curili.

    Il curili veniva fermato con la keza: un piccolo accessorio rigido di forma allungata, ben ornato, sul quale poggiava il tulli: il velo della sposa che copriva il viso, decorato con ricami dorati che scendeva fino al di sotto della çinta.

    Altri elementi che caratterizzavano il vestito erano i vandilet, due fazzoletti di colore giallo tenue infilati lateralmente nella çinta, utilizzati per coprire le mani della sposa.

    Il vestito della sposa era simile al vestito della festa.

    Le donne, nei giorni di festa indossavano: il kamizini, il busto, il sutanini, lo xhipuni e una solo coha, quella blu laminata in oro provvista di bretelle. Non si indossava: il tulli, i vandilet e la keza, anche se i capelli venivano raccolti per formare il curili.

    Diversamente dalla nubile, la donna sposata portava la coha alzata legata all’altezza del bacino, mostrando parte del tessuto laminato, il gallone della parte inferiore della coha e il sutanini.

    IL COSTUME DELLA MEZZA FESTA DI SANTA CATERINA ALBANESE

    Il vestito di mezza festa, a Santa Caterina Albanese, veniva indossato dalle donne in occasione dei giorni festivi.

    Era composto da una linja: una camicia di cotone lunga fino al ginocchio con scollatura quadrata o a V.

    Sopra la linja si indossava il kamizini, copripetto con scollatura a V decorato con lavorazioni ad uncinetto, larghe due o tre centimetri.

    Sopra il kamizini si indossava il busti, un corpetto in raso rosso o blu senza maniche, poi il sutanini, una sottoveste di colore bianco, leggermente ricamata nella parte inferiore, quindi si indossava la sutana, una gonna in raso lunga fino alle caviglie e gallonata, in genere di colore viola, arricciata in vita con griptë.

    Anche la sutana presentava, come la coha, i kurpietet e le bretelle.

    Infine, si indossava lo xhipuni, un corpetto con maniche strette e lunghe.

    IL VESTITO GIORNALIERO DI SANTA CATERINA ALBANESE

    Il vestito giornaliero era composto dalla linja, una sottoveste bianca lunga fino al ginocchio, il busti di colore giallo tenue, rosa o celestino.

    Il busti era fatto in cotone in estate e velluto in inverno.

    Sul busti si indossava il sutanini, quindi la sutana, lunga fino al ginocchio, di cotone nella bella stagione e in lana durante il periodo invernale.

    Le braccia erano coperte dallo xhipuni, corpetto di velluto marrone o blu in estate, di lana in inverno, decorato con cordoncini bianchi lungo i polsi e i bordi.

    Le donne indossavano quotidianamente due elementi che caratterizzavano il vestito giornaliero da quello della festa o di mezza festa: il sinalli, grembiule di colore scuro o a pois su sfondo scuro, indossato sopra la sutana; il samandil, fazzoletto di cotone in estate e lana in inverno, portato in testa e annodato dietro la nuca.

    STORIA DI SANTA CATERINA ALBANESE

    Santa Caterina Albanese fu fondata tra il 1388 ed il 1436, a seguito al grande flusso migratorio che vide arrivare in Calabria Greci e Albanesi che lasciavano le loro terre d’origine per sfuggire all’avanzata turca in Grecia e in Albania.

    Inizialmente gli Albanesi si stanziarono in contrada Prato, nei pressi dell'Abbazia di Santa Maria della Matina di San Marco Argentano; successivamente, spostandosi nei pressi del Monte Pizzo, fondarono il primo nucleo dell'abitato che prese il nome di Casale di Piezileum, perché fondato nei pressi del Monte Pizzo.

    Successivamente, il borgo fu denominato Santa Caterina Pizzoleo o Pittoleo; attualmente, nel vernacolo locale, è denominato Picilia o Picilisë.

    Nel 1578 l’intero territorio di Santa Caterina Albanese fu affidato alla famiglia Bruno.

    Nel 1583 passò agli Hortado e questi nel 1638 la cedettero ai Dattilo; infine, nel 1784 passò ai Sanseverino di Saponara che la tennero fino alla eversione della feudalità, avvenuta nel 1806.

    Il 19 gennaio 1807, per effetto del nuovo ordinamento amministrativo voluto dal governo francese, il territorio di Santa Caterina Albanese fu considerato Luogo del Governo di Mottafollone.

    Il 4 maggio 1811, con il riordino istitutivo dei comuni e dei circondari, a Santa Caterina Albanese fu annesso il territorio di Joggi in qualità di casale, restando nella giurisdizione di Mottafallone.

    Nel riassetto borbonico, con Legge datata 1 maggio 1816, il territorio fu trasferito nel circondario di San Sosti.

    Nel 1928 Santa Caterina Albanese fu aggregata in qualità di frazione al Comune di Fagnano Castello.

    Nel 1934 riacquistò l'autonomia amministrativa.

    INFORMAZIONI SUL COMUNE DI SANTA CATERINA ALBANESE

    • Abitanti: 1127 al 01.01.2023
    • Nome degli Abitanti: santacaterinesi
    • Superficie Territoriale: 17,34 km²
    • Altitudine Centro: 472 metri s.l.m.
    • Altitudine Massima: 700 metri s.l.m.
    • Altitudine Minima: 165 metri s.l.m.
    • C.A.P.: 87010
    • Prefisso Telefonico: 0984
    • Santo Patrono: San Pantaleone, 25 novembre
    • Confini Territoriali: Fagnano Castello, Malvito, Roggiano Gravina, San Marco Argentano
    • Frazioni e Contrade: Cerreto, Joggi, Macchie, Mancerelli, Pianette, Piantoni, Quartarone, San Pietro
    • Stazione Ferroviaria: Stazione Ferroviaria di San Marco Argentano Scalo
    • Aeroporto: Aeroporto di Lamezia Terme

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