Il Brigante Re Coremme

RE COREMME

Re Coremme, pseudonimo di Antonio Santoro, nacque a Longobucco da una famiglia di umili origini.

Era analfabeta, ma dotato di grande visione ed eccezionale forza fisica.

BRIGANTE E RIBELLE

Come capo brigante fu attivo soprattutto nella lotta antifrancese durante l’occupazione della Calabria, tant'è che il re Ferdinando IV di Borbone lo nominò tenente colonnello, anche se lui amava definirsi generale.

Inizialmente operò soprattutto nell’area di Longobucco e della Sila, dove fu impiegato nella difesa del centro abitato nella prima campagna di occupazione intrapresa dall’esercito transalpino.

Nell’estate del 1806 sfidò l’esercito del generale Massena nei pressi di Frascineto; sconfitto, ripiegò verso Santa Sofia dove fu catturato dalla guardia civica comandata da Giorgio Ferriolo.

Dopo aver corrotto le guardie riuscì a fuggire e a ripiegare ad Acri, dove si unì a Francatrippa e al capobanda Spaccapitta con l’intendo di eliminare Giorgio Ferriolo che durante la carcerazione a Santa Sofia aveva fatto giustiziare suo fratello e quattro dei suoi uomini.

Dopo Acri ritornò nuovamente su Santa Sofia per contrastare i filofrancesi; a lui si unirono i filoborbonici di San Demetrio: Lopes Pettolone e Pisciamuro.

I filofrancesi ebbero la peggio, Ferriolo fu ucciso, mentre il vescovo Domenico Antonio Bugliari fu catturato e in seguito giustiziato ad Acri.

Nel 1807 si unì ai ribelli per la difesa di Amantea, ma dopo 37 giorni di resistenza la cittadina tirrenica fu costretta alla resa. Questo costrinse Re Coremme a fuggire in Sicilia.

Rientrato nuovamente in Calabria occupò Crotone, dove costrinse la nobiltà a donare beni e armenti per un totale di 40.000 ducati. Questo gesto gli costò la destituzione della carica di tenente colonnello e l’arresto, con il conseguente trasferimento in Sicilia, da cui non fece più ritorno.

Re Coremme nel corso della sua lotta antifrancese riuscì ad arruolare un vero esercito che in alcuni periodi arrivò a contare fino a 400 uomini.

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