GLI OCCITANI DELLA CALABRIA
Gli Occitani sono una minoranza etnico-linguistica della Calabria originaria del Piemonte, provenienti soprattutto dalla Val d’Angrogna e dalla Val Pragelato.
Attualmente vivono solo nel Comune di Guardia Piemontese: ultima enclave occitana del sud Italia.
- L'Arrivo in Calabria
- Il Costume Occitano
- I Borghi Fondati
- La Persecuzione Religiosa
- Turismo Culturale in Calabria
L'ARRIVO DEGLI OCCITANI IN CALABRIA
Scorcio Panoramico di Vaccarizzo di Montalto Uffugo
Secondo alcune ricostruzioni storiche gli Occitani giunsero in Calabria, tra il 1265 e il 1273, su invito di Zanino del Poggio signore del Feudo di Fuscaldo, per sfuggire alle persecuzioni in atto nelle valli piemontesi per la loro fede protestante: gli Occitani in origine erano di religione valdese.
Secondo altri studi, il loro arrivo in regione è da datarsi nella prima metà del XIV secolo su invito del nobile calabrese Ugone del Balzo, per venire incontro alla mancanza di lavoro che in quel momento affliggeva il Piemonte, determinata dalla sovrappopolazione delle valli a seguito dell’arrivo dei Valdesi della Provenza e del Delfinato.
In Calabria, gli Occitani trovarono fertili terreni e ottimi pascoli, ma soprattutto libertà di culto.
Scorcio Panoramico di Guardia Piemontese
IL COSTUME TRADIZIONALE OCCITANO
Ragazze in costume tradizionale occitano a Guardia Piemontese
Ragazza in costume tradizionale occitano a Guardia Piemontese
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I CENTRI FONDATI DAGLI OCCITANI IN CALABRIA
Scorcio Panoramico di San Sisto dei Valdesi
Il primo centro abitato fu il Borgo degli Ultramontani nei pressi di Montalto; in seguito, furono fondati anche i centri di San Sisto, Argentine, La Rocca, Vaccarizzo, Saint-Vincent e, infine, La Guardia; vivendo per secoli senza conflitti con le comunità circostanti.
Antica Casa Occitana a San Sisto dei Valdesi
LA PERSECUZIONE DEGLI OCCITANI IN CALABRIA
La Porta del Sangue a Guardia Piemontese
A seguito della loro adesione alla riforma protestante, avvenuta nel 1532, il cardinale alessandrino Michele Ghislieri, futuro papa Pio V, deliberò che venissero annientati sia i Valdesi del Piemonte che quelli della Calabria, scatenando contro di loro una cruenta e terribile persecuzione.
Nel giugno del 1561, la scure della chiesa cattolica si scatenò sui borghi occitani calabresi, eseguendo una terribile mattanza su gran parte della popolazione: donne e bambini, compresi.
I pochi superstiti furono costretti alla conversione forzata, furono aboliti i matrimoni tra valdesi e fu vietato che parlassero l’occitano.
Molti superstiti furono deportati presso il monastero gesuita di Villa degli Espulsi, attuale Gesuiti, per essere convertiti ed educati alla religione cattolica.
Molti preferirono fuggire, trovando rifugio nelle valli piemontesi, da cui secoli prima erano emigrati i loro antenati; altri, trovarono rifugio nella Valle del Noce, nell'attuale Basilicata.
Una testimonianza diretta dei fatti cruenti di quel sanguinoso giugno del 1561 è contenuta in tre lettere scritte da un abitante di Montalto.
Monumento all'Eccidio Valdese a San Sisto dei Valdesi
Martiriologio Valdese del 1561 a Guardia Piemontese
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