Scorcio del Centro Storico di Tortora

LA STORIA DI TORTORA

Il Territorio di Tortora può vantare una plurisecolare storia che affonda le sue origini nel Paleolitico Inferiore, come attestano i numerosi reperti riconducibili all'Homo neanderthalensis; nell'area di Torre Nave è stata riscontrata la presenza dell'Homo sapiens sapiens durante il Paleolitico Superiore; dall'Eneolitico al Bronzo Medio le frequentazioni umane sono state riscoperte presso la Grotta della Fiumarella.

Dal V secolo a.C., e per tutto il millennio successivo, la Storia di Tortora è legata all'Antica Città di Blanda; fondata durante l'età del ferro dagli Enotri e successivamente abitata da Lucani e Romani.

Con l'abbandono di Blanda, divenuta Julia in epoca romana, sullo sperone roccioso che sovrasta la Fiumarella di Tortora si sviluppò il primo nucleo dell'abitato, detto Julitta, in prossimità del Castello Longobardo detto delle Tortore.

Con lo spopolamento della costa e il contemporaneo incremento demografico del primitivo abitato, lo stesso assunse la denominazione di "Turtura", come viene riportato nella Bolla del 1079, con cui Benedetto Alfano arcivescovo di Salerno consacrò Pietro Pappacarbone vescovo di Policastro; lo stesso nome con cui ancora oggi, a mille anni di distanza, è denominato nel vernacolo locale il centro storico.

    1. La Preistoria
    2. Dall'Età del Ferro al Tardo Antico
    3. Il Medioevo
    4. Il Monachesimo Basiliano
    5. I Feudatari
    6. La Storia Moderna
    7. La Storia Contemporanea

    IL PERIODO PREISTORICO A TORTORA

    Ricostruzione dell'Homo di Neanderthal presso il Museo Neanderthal vicino a Mettmann in Germania

    Il territorio del Comune di Tortora ha visto la presenza dell'uomo fin dagli albori della storia umana.

    Nella località Rosaneto è stato riportato alla luce un giacimento preistorico all'aperto risalente al Paleolitico Inferiore, datato a 200.000 anni fa: uno dei più antichi siti preistorici presenti in Italia. Sul luogo sono stati rinvenuti un migliaio di strumenti litici, tra i quali: 140 choppers, 67 amigdale e alcuni hachereaux.

    La presenza umana sul territorio è continuata anche nei millenni a seguire, come dimostrano gli scavi avvenuti ai piedi della falesia calcarea di Torre Nave. Negli strati inferiori degli scavi sono stati recuperati strumenti litici prodotti dall'Uomo di Neanderthal nel Paleolitico Medio, mentre in quelli superiori compaiono gli strumenti tipici dell'Homo sapiens sapiens (Paleolitico Superiore).

    Nella Grotta della Fiumarella sono riemerse ceramiche incise dell'età del bronzo: dall'Eneolitico fino al Bronzo medio.

    LA STORIA ANTICA DI TORTORA: DALL'ETÀ DEL FERRO AL TARDO ANTICO

    Scorcio del Capitolium di Blanda presso il Parco Archeologico di Blanda a Tortora

    Scorcio del Capitolium di Blanda presso il Parco Archeologico di Blanda a Tortora

    I primi segni di civiltà nel Territorio di Tortora risalgono al popolo degli Enotri che dimorò sul territorio fino alla metà del V secolo a.C. La loro presenza è stata accertata dal ritrovamento di 38 tombe con corredi funerari, da una stele litica e da un piccolo centro abitato.

    Nella metà del V secolo l’insediamento indigeno fu abbandonato, forse a causa di un terremoto.

    Nel IV secolo a.C. il colle Palecastro fu occupato dai Lucani che ricostruirono il villaggio, fortificandolo con una cinta muraria. Fu con loro che l’abitato prese il nome di Blanda.
    Adiacente all’abitato, nell’attuale area di San Brancato, i Lucani realizzarono la necropoli.

    Nel III secolo a.C. Blanda si spopolò in seguito alle Guerre Puniche; Tito Livio riporta che la città fu espugnata dal console Quinto Fabio Massimo nel 214 a.C.; per poi divenire, dopo un secolo di vita stentata, colonia romana nel I secolo a.C.

    A seguito di un terremoto che distrusse la città intorno al 70 a.C. i Romani ricostruirono l’abitato edificandovi un foro con basilica e tre templi dedicati alla Triade Capitolina e collegando le abitazioni con strade ortogonali, riportate alla luce da recenti scavi archeologici.

    In età imperiale la città venne elevata a Municipium e al nome originario di Blanda venne aggiunto l’appellativo Julia, in onore di Augusto.

    Blanda prosperò fino al V secolo d.C. quando fu saccheggiata e distrutta dai Vandali.

    Vuoi sapere di più sull'antica Blanda? Trovi tutto qui: L'Antica Città di Blanda.

    LA STORIA MEDIOEVALE DI TORTORA

    A causa delle incursioni barbariche l’abitato del colle Palecastro fu definitivamente abbandonato, ma la comunità blandana rimase unita e si stabilì lungo la dorsale della valle della Fiumarella di Tortora, creando un abitato che continuò a chiamarsi Blanda Julia.

    Blanda fu anche sede vescovile.

    Tra il VI e il VII secolo nella zona di San Brancato fu eretta una chiesa a pianta centrale con tre absidi e ingresso posto a ovest.

    Nel 592 Blanda subì un'incursione longobarda e la sede episcopale dovette essere ripristinata dal vescovo Felice di Agropoli, su preciso mandato di papa Gregorio Magno.

    Nel 601 fu vescovo di Blanda un certo Romano, come ne attesta la sua presenza al Sinodo Romano.

    Nel 649, anno in cui si svolse il Sinodo Romano, continuò ad essere sede vescovile, come dimostra la presenza del suo vescovo Pasquale.

    Nell'VIII secolo Blanda passò in mano ai Longobardi.

    Nel 975, come riporta A. Placanica in Storia della Calabria: "con violenza dagli Arabi fu conquistata Pitzino, identificata forse con l'attuale centro di Pizinno".

    La chiesa di San Brancato continuò ad essere frequentata fino al XII secolo, mentre Blanda Julia, stremata dalle continue scorrerie saracene, fu abbandonata intorno al X secolo.

    Una parte della popolazione si stabilì intorno al Castello delle Tortore, roccaforte longobarda, dando origine all’abitato detto Julitta, così denominato in onore dell’antica città, tutt'ora esistente nell'area antica del centro storico di Tortora.

    IL MONACHESIMO BASILIANO A TORTORA

    Figura di San Fantino presso la Chiesa di San Nicola dei Greci a Scalea

    Figura di San Fantino presso la Chiesa di San Nicola dei Greci a Scalea

    Tra l'VIII ed il X secolo a Tortora, come nel resto della Calabria, in seguito all'editto di Leone III l'Isaurico che propugnava l'iconoclastia e alla contemporanea conquista araba della Siria e dell'Egitto, giunsero decine di monaci basiliani provenienti dalla Cappadocia, dal Peloponneso, dalla Palestina e dalla Siria, che qui venivano per estraniarsi dal mondo e vivere in pienezza il contatto con Dio.

    In queste terre scarsamente popolate trovarono luoghi idonei al loro culto, dove edificarono decine di piccole cappelle e laure eremitiche che ancora oggi, a mille anni di distanza, danno il nome alle località in cui furono edificate: San Sago (Sandu Sagu da San Saba del Mercurion), Sant'Elia (Sand'Elia da Sant'Elia il Giovane), San Quaranta (Sandu Quarandu dai Santi Quaranti Martiri), San Pietro (Sandu Pietru), San Leo (Sandu Leu da San Leo di Africo e Bova), San Micelio (Sandu Micieliu da San Michele Arcangelo, Valle di Aronne (Vadda d'Aronia), San Nicola (Sandu Nicola), Carità (Caritati), Chiericalai (Chjiricalai), Valle del Monaco (Vadda di lu Monacu), San Paolo (Sandu Paulu), Sandu Prancatu (San Brancato), Mater Domini (Matriddommini).

    Tortora fu una delle principali località del movimento monastico del Mercurion, cuore pulsante del monachesimo basiliano in Calabria. Qui vissero e predicarono in ascesi e armonia con la natura: San Saba del Mercurion, San Macario Abate, San Fantino il Giovane, San Cristoforo di Collesano, San Nilo da Rossano e molti altri.

    Nella Bolla del 1079, con cui Benedetto Alfano arcivescovo di Salerno consacrò Pietro Pappacarbone vescovo di Policastro, compare per la prima volta nella storia religiosa il nome di "Turtura", lo stesso con cui ancora oggi è denominato a distanza di mille anni nel vernacolo locale: il tortorese.

    LE FAMIGLIE FEUDATARIE DI TORTORA

    Tra i primi signori di Tortora ci furono i Cifone, che tennero l'abitato fino al 1284.

    Dal 1284 al 1496 Tortora appartenne ai Lauria.

    Nel 1496 Ferdinando II d'Aragona la donò a Giovanni De Montibus.

    In seguito passò ai Martirano, poi agli Ossonia nel 1565, agli Exarques nel 1602 e ai Ravaschieri nel 1692.

    Dal 1707 al 1821 i signori di Tortora furono i Vitale.

    LA STORIA MODERNA DI TORTORA

    Tra il XVI e XVII secolo tra le attività più di diffuse nell'attuale area della Marina di Tortora, si segnalano: la coltura del baco da seta e quella della canna da zucchero (la cannameli).

    Nello stesso periodo Tortora conobbe grandi epidemie, come: la terribile peste di colera che nel 1656 dimezzò la popolazione.

    Nel 1770 per epidemia perirono 136 persone; nel 1778 morirono per vaiolo 60 persone; nel 1794, tra aprile e giugno, morirono 77 bambini, tra il primo e il decimo anno di vita.

    Epidemie e colera falciarono vittime anche nel 1802, 1804, 1837 e 1849.

    Il 13 dicembre 1806 giunsero a Tortora le truppe napoleoniche, le stesse che avevano devastato i centri di Lagonegro, Maratea e Lauria; diversamente dalle località lucane, la comunità tortorese per evitare devastazioni e saccheggi non oppose resistenza e fu risparmiata.

    LA STORIA CONTEMPORANEA DI TORTORA

    Scorcio del Palazzo Lomonaco-Melazzi nel Centro Storico di Tortora

    Scorcio del Palazzo Lomonaco-Melazzi nel Centro Storico di Tortora

    Il 3 settembre del 1860 a Tortora sostò Giuseppe Garibaldi insieme ai suoi generali: Agostino Bertani, Nino Bixio, Enrico Cosenz e Giacomo Medici; ospiti della famiglia Lo Monaco-Melazzi.

    Nell'occasione Garibaldi investì il tortorese don Biagio Maceri capitano della Guardia Nazionale.

    Agli inizi del '900 la comunità di Tortora fu interessata da una massiccia emigrazione verso le Americhe, soprattutto verso Argentina, Brasile, Uruguay e U.S.A.

    Nel 1928, con R.D. 29 marzo e con Decreto Prefettizio del 16 aprile, il Comune di Tortora dopo una plurisecolare esistenza autonoma venne soppresso e accorpato, insieme al Comune di Aieta, al nuovo Comune di Praia a Mare, che fino a quel momento era stata frazione di Aieta.

    Nel 1937 riacquistò, in data 18 luglio, la propria autonomia.

    Negli anni '60 e '70 del '900 Tortora ha vissuto una seconda massiccia ondata migratoria, soprattutto verso le regioni italiane di Piemonte e Lombardia, ma anche verso gli stati europei di Belgio, Germania e Svizzera.

    Il 21 marzo 1982 a seguito di un forte evento sismico il centro storico ha iniziato un rapido spopolamento, in favore della crescita demografica della frazione Marina, che contemporaneamente ha visto un forte sviluppo demografico anche per effetto del turismo estivo. Nello stesso periodo, un piccolo gruppo di famiglie del centro storico, in controtendenza ha dato origine alla contrada montana di Sarre.

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